Diritto Societario e Registro Imprese


Il Caso.it, Sez. Giurisprudenza, 14743 - pubb. 14/04/2016

Applicazione al convivente more uxorio dell'amministratore del divieto di ineleggibilità a sindaco

Tribunale Roma, 08 Gennaio 2014. Est. Romano.


Interpretazione analogica ed estensiva - Distinzione

Collegio sindacale - Cause di ineleggibilità e di decadenza - Coniuge - Applicazione a rapporti familiari di fatto - Convivenza more uxorio con l'amministratore - Interpretazione estensiva - Ammissibilità - Interpretazione costituzionalmente orientata



Il divieto di estensione analogica non significa, tuttavia, divieto di interpretazione estensiva. Si tratta evidentemente di due diversi procedimenti: con quello di interpretazione analogica si regolamentano casi comunque non contemplati dalla norma, con quello di interpretazione estensiva si perviene invece alla individuazione di tutte le ipotesi disciplinate dalla norma, che solo apparentemente risultano estranee alla disciplina legale a causa della non espressa menzione da parte del legislatore che minus dixit quam voluit (arg. da Cassazione civile sez. un., 8 novembre 2010, n. 22623). (Franco Benassi) (riproduzione riservata)

Deve ritenersi possibile una interpretazione estensiva dell'articolo 2399 c.c. che consenta l'applicazione di essa anche a rapporti familiari di fatto e, in particolare, a eventuali rapporti di convivenza more uxorio di uno dei sindaci con uno degli amministratori della società e ciò sulla base della considerazione che una tale convivenza costituisca comunque un "attentato" all'indipendenza del sindaco ben più grave rispetto, ad esempio, al rapporto di affinità che, invece, è ostativo all'assunzione della carica anche quando sia soltanto di quarto grado. Infatti, ritenere che, menzionando espressamente il rapporto di coniugio, il legislatore abbia inteso riferirsi anche a rapporti di convivenza more uxorio, non implica una applicazione analogica della norma di cui all'art. 2399 c.c. a fattispecie non previste, ma, più semplicemente, implica individuare quanto è già contenuto nella norma in coerenza con l'identità di ratio rispetto a quanto espressamente previsto (cfr., in particolare Cassazione civile sez. I, 1 settembre 1999, n. 9205): e tanto più ciò sembra ammissibile quando mediante l'interpretazione estensiva, è possibile dare una lettura costituzionalmente orientata della norma stessa, che, altrimenti, sembrerebbe porre una discriminazione "irragionevole" e per questo in contrasto con il principio costituzionale di uguaglianza. (Franco Benassi) (riproduzione riservata)


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